Rassegne
KUROSAWA
Alla dodicesima Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia del 1951 si impose a sorpresa un piccolo film di 88 minuti girato a basso budget nelle foreste vergini di Nara, vicino a Kyoto. Era ambientato nel medioevo giapponese e, come un quadro cubista, mostrava la stessa storia da angolazioni discrepanti. Si tratta naturalmente di Rashomon. L'Europa e gli Stati Uniti scoprirono in quel frangente la potenza del cinema asiatico e, per molti decenni, la filmografia di Akira Kurosawa divenne la prima, obbligatoria tappa per ogni cinefilo incuriosito dell'Oriente.
Per il grande pubblico il nome di Kurosawa era sinonimo di "film di samurai", di epica in costume e di combattimenti con la katana. La sua figura imponente e autoritaria sembrava perfettamente calzante. Soprannominato Tennō, "imperatore", era noto per la precisione maniacale nella scrittura, nella regia e nel montaggio. Eppure, meno di un terzo dei suoi film trattava di samurai e nessuno si limitava a ricalcare le formule e i valori tradizionali del genere.
Kurosawa era imbevuto di cultura occidentale. L'amore giovanile per le avanguardie lo spinse a perseguire la carriera del pittore. Divorò un enorme quantità di letteratura, specialmente russa, della quale si appassionò tramite il fratello maggiore. L'educazione tradizionalista del padre, che lo portò a studiare la calligrafia e le arti marziali, si rivelò sorprendentemente progressista nei confronti della settima arte. Scoprì così Lubitsch, Wyler, Mamoulian, Renoir, Vidor e soprattutto Ford (leggenda vuole che Ford, nel 1945, si recò insieme a degli alti ufficiali sul set de Gli uomini che mettono il piede sulla coda della tigre ma Kurosawa non riconobbe il suo mito).
Per Kurosawa conoscere a fondo la propria cultura, aprendosi al contempo alle influenze esterne, rappresentò il percorso necessario per attingere a quella dimensione universale che accomuna l’esperienza umana, illusoria e impermanente come un sogno o un ricordo. O come un film. E il suo cinema trae ispirazione proprio dalla memoria.
A.K. è stato uno dei grandi narratori del dopoguerra, del desiderio di pace che ne è scaturito, ma anche dell’egoismo, delle ingiustizie e della violenza insiti nella natura umana. Non ha ricercato né l’oggettività né l’avventura fini a sé stesse, ma una sorta di realismo magico asservito a una visione umanista ed ecologista della vita. “Ogni essere umano condivide gli stessi problemi. Un film per essere compreso deve ritrarli adeguatamente”. È un dato di fatto che Akira Kurosawa divenne il primo regista asiatico celebrato nel mondo ed è ancora meraviglioso scoprirne le ragioni sul grande schermo.
A cura di Simone Fabio Ghidoni
BIGLIETTI E ABBONAMENTI
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LA PROGRAMMAZIONE
09/04/25 Anatomia di un rapimento
16/04/25 I sette samurai - Versione Restaurata
23/04/25 Vivere - Versione Restaurata
30/04/25 Il trono di sangue
07/05/25 Ran
14/05/25 Rashomon - Anteprima Versione Restaurata in uscita con Tucker Film
21/05/25 Cane randagio - Versione Restaurata
28/05/25 La fortezza nascosta
04/06/26 La Sfida del Samurai - Versione Restaurata
11/06/25 Sanjuro - Versione Restaurata
18/06/25 Kagemusha - L'ombra del Guerriero
25/06/25 Sogni