La donna scimmia

Un uomo (Tognazzi) e una donna (Girardot). Lei ha il corpo coperto di peli, lui la esibisce come freak nei baracconi e nelle piazze. Poi lei resta incinta. Parabola crudele, e a tratti perversamente tenera, sullo sfruttamento come fondamento delle relazioni umane. Il finale ebbe diverse varianti a seconda dell’edizione. Maria muore di parto poco dopo il bambino: i due cadaveri vengono imbalsamati ed esposti in un museo, ma Antonio, reclamati i corpi, decide di esporli in un baraccone da fiera: questo nell’explicit previsto (girato e montato) da Ferreri. Secondo il proposito del produttore Ponti, il film doveva invece fermarsi sulla morte (sacrificale) di madre e bambino. Un diverso epilogo conobbe la versione francese: la donna-scimmia perde i peli durante la gravidanza e dà alla luce un bambino normalmente glabro, condannando il marito a un lavoro onesto. Il restauro della Cineteca di Bologna e TF1 Studio in collaborazione con Surf Film presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata (Bologna, Parigi) ha recuperato e presenta i tre diversi finali.

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